Antologia

L’ORSO BUNGLA
un testo di Alessandra Capoferri
Classe IE – Insegnante Capponi Chiara Miriam
Scuola Secondaria di I grado “Kennedy” – Istituto Comprensivo Ovest 3

Un bel giorno nella giungla
Ho incontrato l’orso bungla.
Con un pianto disperato
Zoppicava sconsolato,
E notai, anche a distanza,
Una spina nella zampa.
Chiesi all’orso poco sano,
Se potessi dargli una mano;
Mi guardo’ timidamente
Quasi fossi un serpente.
Io gli feci un gran sorriso
E si calmo’ all’improvviso.
Poi con molta attenzione
Comincio’ l’operazione.
Ad evento ormai finito
Ci venne un gran appetito.
Improvisando li’ una tenda
Andammo al caldo a far merenda.
Bungla liberato dalla noia,
Fece grandi salti di gioia.

IL VIAGGIO DI TAREK
un testo di Ansah Sean, Abdel Fatah, De Lucia Concetta, Hayatt Mudasar, Hu Kexin, Islam Shanjid, Maccabelli Francesco, Madarena Andrea, Sadia Asha, Sajid Huzafa, Sulejman Katia, Wang Shang Yu
Classe IIIC – Insegnante Annamaria Manenti
Scuola Secondaria di I grado “Mompiani” – Istituto Comprensivo Brescia Centro 3

Tarek era appassionato di letture e di viaggi, voleva viaggiare, ma i suoi genitori mai lo avrebbero lasciato andare. Una sera, proprio quella del suo diciottesimo compleanno, di nascosto parti’; erano ormai le diciannove, disorientato girovagò per Brescia, la città in cui abitava. Fattosi buio, stanco morto si addormentò in un antico tempio in rovina in cui si era rifugiato, il “Capitolium”. Si risvegliò all ‘alba al suono di una voce roca e sdraiato su un “comodo” triclivio, un vecchio cieco, che sembrava sapere molte cose su di lui, gli rivelò di trovarsi nel 115 d.C., a Brixia. Davan a lui il Foro pieno di gente tutta in tenuta da inizio secondo secolo. Da lì partì per il suo viaggio . Avrebbe toccato gli estremi dell’Impero Romano. Inizio’ da Roma, giunse in Spagna dove, a Tarragona incontrò l’amore con Julia; insieme a lei continuò la sua avventura, navigò fino ad Alessandria d’Egitto, dove visitarono l’antica biblioteca . Poi giunsero ad Atene e si incantarono davanti al Partenone. Ad ogni tappa il vecchio, rivelatosi un veggente, si faceva trovare e forniva indicazioni e indizi sul seguito del viaggio: luoghi, incontri, cibi da non perdere, pericoli da evitare. Fu ai piedi del Vallo di Adriano che il vecchio annunciò ai due ragazzi che il loro girovagare era finito. I due innamorati non si lasciarono fino a quando giunsero a Brixia; l’ultima scena che li vide insieme era alle terme del Foro. Il di seguente Tarek si svegliò confuso. Era nel Capitolium e aveva una fame da lupi. Uscì dalla porta principale è si ritrovò a Brescia…di notte. Tornato silenziosamente a casa, nel cercare una penna nel cassetto del comodino, vide alcune istantanee .. l’Acropoli, Il Colosseo, il porto di Tarragona… Peccato: mancava l’ Egitto, quello della sua mamma.

UNA MOGLIE PER TRE FRATELLI
un testo di Simran Multani
Classe IE – Insegnante Capponi Chiara Miriam
Scuola Secondaria di I grado “Kennedy” – Istituto Comprensivo Ovest 3

C’erano tre fratelli
abitavano in due castelli.
Tutti si chiamavano Tommaso,
ma si riconoscevano per il naso.
Tommasone dal naso arancione ,
Tommasetto dal naso violetto,
Tommasino dal naso turchino,
e siccome pensavano alla stessa cosa,
decisero un giorno di cercarsi una sposa.
Naturalmente avevano pensato alla stessa moglie,
alla figlia del sultano delle Puglie.
Il sultano è preoccupato! Perchè?
La figlia è una, ma loro son tre .
Risolve il problema dicendo:
“La darò in moglie a quel fratello
che offrirà il dono più bello”

AVVENTURA MARINA
Un testo di Mattia Novelli, Manjot Singh, Carlo Zani e Pietro Zuin Classe IVA e IVB – Insegnante Paola Riviera
Scuola primaria “Rubelli
di San Felice del Benaco, Istituto Comprensivo Valtenesi

Caldo di sole
allegro un bambino
si tuffa nel mare
fresco sollievo.
Come sottomarino
si immerge il bambino
saluta un pesciolino
gioca a nascondino
col gatto marino:
piccolo, arancione
con la coda squamata
giocherellone.
Col polpo Gino
poi fa uno spuntino
nuota veloce
come un delfino.
Si sente spingere
a tutta lena
era lo spruzzo
di una balena.
Alto nel cielo
vola senza paura…
. . . così finisce
la sua avventura.

VACANZA ALLE HAWAII
Un testo di Nicolas Boninsegna, Maia Magagnini, Lara Salvadori  Classe IVA e IVB – Insegnante Paola Riviera
Scuola primaria “Rubelli” di San Felice del Benaco, Istituto Comprensivo Valtenesi

Un giorno
alle Hawaii
arrivaron degli elfi
più stanchi che mai.
Si fecero un selfie
per Babbo Natale
lo salutaron
dalla riva del mare.
Che bella vacanza,
assai divertente,
giù dagli scivoli
velocemente.
Con la sabbia
modellare
castelli
in riva al mare.
Gli elfi
sfiniti
sul gommone
eran saliti.
Iniziaron a sudare
da Babbo Natale
voller
tornare.

LA FIFA DI PEPE

un testo della CLASSE IIA
Insegnante Monica Natali
Scuola primaria Istituto Comprensivo “Leonardo da Vinci” di Castenedolo

C’era una volta una città … ma non una città come le altre. Il suo nome era Scoiattolandia: si trovava su una grandissima quercia e su ogni ramo erano sistemate tantissime casette, abitate, ovviamente, da scoiattoli. In una delle casette di Scoiattolandia viveva Pepe. Diciamo che non era proprio uno scoiattolo coraggioso, anzi, era un vero fifone. Per questo non usciva mai di casa, perché solo lì si sentiva al sicuro, ma per questo si sentiva anche molto solo.

Durante un pomeriggio d’estate, mentre Pepe stava facendo una merenda con pane e burro d’arachidi, fuori scoppiò un fortissimo temporale. Pepe aveva molta paura di tuoni e lampi. Si avvicinò alla finestra per chiuderla, ma improvvisamente saltò la corrente. Il buio terrorizzava Pepe, che subito provò a cercare una torcia. Mentre si avvicinò al cassetto in cucina, gli sembrò di scorgere un’ombra grande e silenziosa vicino al frigorifero. Subito si mise a correre per la stanza urlando, ma quell’ombra misteriosa iniziò a seguirlo. Si nascose sotto il tavolo, ma l’ombra era proprio dietro di lui. Pepe urlò:<< Vattene!>>, ma l’ombra non si spostò. Disperato più che mai scappò in camera e si infilò sotto il letto, ma l’ombra era ancora lì, accanto a lui. Pepe non ce la faceva più, il suo cuore batteva fortissimo, piangeva disperatamente, non sapeva che cosa fare. L’ombra lo seguiva ovunque, anche quando scappò da sotto il letto a dentro l’armadio. Pepe anche lì non si sentiva al sicuro. Continuò a fuggire, urlando per tutta la casa, fino a quando non inciampò nel tappeto del salotto e cadde con un gran tonfo.
Ora l’ombra era sopra di lui e aveva proprio un’aria minacciosa.
Ma quando tutto sembrava ormai perduto, ecco che il temporale finì e finalmente ritornò la luce. E in quel momento Pepe scoprì che quella misteriosa ombra che lo aveva perseguitato, fatto urlare, piangere e tremare per tutto il tempo non era altro che … la sua coda!
Pepe, dopo tutto quel trambusto, si fece una grande risata e capì che non si poteva avere paura di tutto, e, soprattutto della propria ombra.
Dopo quel pomeriggio iniziò ad uscire da casa a giocare con gli altri scoiattoli su e giù per la città dI Scoiattolandia.

JACK, PALLINO E IL LAGO LUMINOSO
Un testo del GRUPPO FRAGOLINE
Classe IIA – Insegnante ANNA STORACE e ELISA FORCHINI
Scuola primaria di Manerba del Garda “Don M. Simoni”, Istituto Comprensivo Valtenesi

Tanto tempo fa le stelle non c’erano e nelle acque del lago di Garda, dove tutto era buio, viveva Pallino, un piccolo pesce palla. Pallino, insieme ai suoi amici, si divertiva molto a nuotare, saltare, muovere le pinne, scivolare sotto la sabbia; quando era molto stanco si addormentava tra gli scogli.
Un giorno, mentre stava nuotando a zig zag tra le onde, Pallino trovò, nascosto tra le alghe ai piedi di uno scoglio, un forziere chiuso. Il pesciolino era molto curioso e provò ad aprirlo in tanti modi, ma proprio non ci riusciva. Decise così di chiedere aiuto al suo amico Jack, il granchio, che se ne stava nel buio di una grotta a mangiare il suo cibo preferito: succulenti gamberetti. Insieme si misero a cercare la chiave del forziere e la trovarono nascosta tra alcuni sassi, ma la fessura per raggiungerla era troppo piccola e nessuno dei due riusciva a passare. Allora Jack chiese a un gamberetto di infilarsi rapido nel nascondiglio per prenderla: in cambio del suo aiuto il granchio non l’avrebbe mangiato e lui sarebbe stato libero. Con la chiave recuperata i due amici aprirono il forziere e trovarono all’interno delle pietre preziose che illuminarono in un baleno tutto il fondale. Pallino e Jack videro finalmente tutte le meraviglie del lago. Lucci, sardine, trote e coregoni, attirati dalla luce, circondarono il forziere e iniziarono a togliere le pietre luminose, nella speranza che sotto di esse si nascondesse del cibo prelibato. Rimasero però molto delusi nello scoprire che il forziere era vuoto. Tutti iniziarono a brontolare ed erano così arrabbiati che cominciarono a lanciare in alto le pietre. Jack, stanco delle lamentele altrui, guardò verso l’alto e richiamò subito l’attenzione dei suoi amici. Il cielo, di solito scuro, ora era pieno di tantissimi puntini luminosi che formavano dei fantastici disegni: le stelle.
Da allora ogni notte Pallino, Jack e tutti i pesci del lago salivano in superficie ad ammirare lo spettacolo del cielo stellato.

IL PALLONE MAGICO
un testo della CLASSE IIB
Insegnante MARIA D’ONOFRIO
Scuola primaria “Antonio Zaccaria”, Istituto Comprensivo di Leno

Diego e Margherita felici
vanno al parco in bici.
All’improvviso appare uno stregone
che regala loro un pallone tutto marrone.
I due bambini hanno voglia di giocare,
il pallone è pronto a volare.
Ecco Diego che fa il primo tiro
e il pallone diventa un ghiro.
Tocca a Margherita che tira a suo modo
e Diego riceve un uovo sodo.
Il bambino rilancia l’uovo
che finisce sopra un rovo.
Margherita lo prende e lo rilancia,
Diego riceve un’arancia.
Il bambino ne mangia una fetta,
poi la lancia colpendo una vecchietta.
La vecchietta rilancia con il bastone
e ai bambini arriva un leone.
Diego e Margherita sono stupiti,
ma riprendono la partita divertiti.
Ecco, il leone viene rilanciato
e si scopre che è ghiacciato.
In aria si trasforma in palloncino,
Diego afferra il filo con un ditino.
I due bambini si danno la mano
e insieme volano lontano.

UN MILIARDO DI EMOZIONI
Un testo del GRUPPO CAROTINE
Classe IIB – Insegnanti ANNA STORACE e ELISA FORCHINI
Scuola primaria di Manerba del Garda “Don M. Simoni”, Istituto Comprensivo Valtenesi

In una grotta su un’alta montagna abitava un simpatico lupacchiotto di nome Charlie, insieme alla sua mamma. La sua tana era molto accogliente: sul suo lettino Charlie aveva una bella coperta di pelle di orso e in un angolo, vicino al fuoco, c’era una poltrona con due cuscini di piume a strisce blu e grigie, dove si sedeva con la mamma per riposare un po’.

Quando passeggiava per la montagna si faceva tante domande. Quanto è grande il cielo? Quante caprette ci sono in montagna? Ma, più di ogni altra cosa, Charlie si chiedeva… quanto è grande un miliardo?

Un giorno, mentre stava pranzando, lo chiese alla sua mamma e poi iniziò a contare i bocconi di carne nella sua ciotola e scoprì che erano 15. La mamma allora gli disse: «Un miliardo è molto, ma molto di più».

Charlie decise allora di scendere a valle per cercare il miliardo e passeggiando vide un gregge di pecore bianchissime. Chiese quindi al loro pastore quante fossero e l’uomo gli rispose: «Sono ben 999 pecore». Ma anche se erano tante, il pastore aggiunse che un miliardo era molto, ma molto di più.

Il lupacchiotto andò allora in città e, dopo alcuni passi, sul marciapiede di una strada del centro, sentì qualcosa appoggiarsi sulla sua testa: era Bianchina, una bellissima picciona bianca e grigia, con un fiocco rosso a pois gialli e due zampette nere. Si guardarono dritti negli occhi e diventarono subito amici. Giocarono a nascondino, a prendi-prendi e si confidarono tantissimi segreti. Charlie chiese alla nuova amica se sapeva quanto fosse grande un miliardo e lei lo accompagnò davanti ad un palazzo alto 36 piani. Charlie salì le lunghe scale a chiocciola e si trovò in cima all’edificio: da lì poteva contare un milione di finestre.

Ormai stava scendendo la sera e Charlie doveva tornare a casa. Salutò Bianchina e risalì la montagna, desideroso di raccontare le sue scoperte alla mamma. Nella sua tana, accoccolato sulla poltrona, le disse: «Sai, oggi ho trovato 15 bocconi di carne, 999 pecore, un milione di finestre e ho scoperto che l’amicizia ci fa provare… un miliardo di… belle emozioni!».

I MATTI DELLE ORE
un testo di CAMILLA ZAMPOLERI
Classe IIB – insegnante MONJA RASI
Scuola Secondaria “Kennedy” – Istituto Comprensivo Ovest 3

Questa è la storia del grande orologio
che sulla torre domina la piazza
e del tempo in cui se ne stava mogio mogio
perché nessuno gli volgeva la faccia.

Tone e Battista, i signori delle ore,
rimpiangevano i bei momenti
in cui la gente li guardava con stupore
e i bambini li ammiravano contenti.

L’idea venne in un giorno di sole:
«Battiamo il tempo sbagliando le ore!
Facciamo svuotare gli uffici, le case e le scuole,
che tutti corrano dai matti delle ore!».

Nel mezzo della notte suonavan la campana
e la gente assonnata usciva dalle case,
mentre il sindaco parlava davanti alla fontana
non gli lasciavano finir una frase!

La notizia si sparse di qua e di là,
«Andiamo a vedere i matti delle ore».
La gente arrivava da tutta la città
e li ammirava con gioia e con stupore.

Tone e Battista ormai contenti
decisero di tornare diligenti.
Erano tornati i tempi belli
delle persone vedevano gli occhi, non solo i capelli!

L’UCCELLINO IN CLASSE
un testo della classe IIA
Insegnante LUISA MARINO
Scuola Primaria “Don Milani” – Istituto Comprensivo di Borgosatollo

Gli alunni della 2a A stanno facendo la ricreazione in giardino, è una bella giornata di primavera.
Al suono della campanella tornano in classe. La maestra Luisa nota che un bambino è preoccupato per qualcosa e in effetti Cristian chiede subito il permesso di uscire nel corridoio per prendere i fazzoletti dalla tasca del giubbino.
Al suo rientro si continua la lezione di italiano, ma Cristian è distratto!
La maestra si avvicina e dalla tasca della felpa spunta un uccellino! Immaginate la meraviglia di tutti i bambini!
L’uccellino trema per lo spavento… con tutte quelle faccine chine su di lui! La maestra, allora, decide di metterlo in un cestino su un letto di cotone: tutti sono preoccupati perché pensano che si sia fatto del male cadendo dal nido. Ma all’improvviso si sente un battito d’ali e l’uccellino comincia a volare e a cinguettare per tutta l’aula. I bambini lo inseguono divertiti e Cristian riesce ad acchiapparlo. Tutti insieme scendono in giardino e lo posano delicatamente sull’erba sotto un albero. Dopo qualche minuto, senza far troppo rumore, tornano in classe e sbirciano dalle finestre per vedere cosa succede.
Purtroppo non accade nulla! La maestra continua la sua lezione…
Finalmente suona la campanella delle 12.15 e i bambini si precipitano fuori dalla scuola: l’uccellino è sparito!
Sarà volato al suo nido! Oppure la sua mamma è venuto a prenderlo!Gli alunni della 2a A ora sono proprio felici.

IL GATTINO BIRICCHINO
un testo di APOLLONIO LORENZO, MORANDI PIETROMARIA
Classe IIB – Insegnante ORNELLA FEDI
Scuola Secondaria Audiofonetica “G. Bonoris” – Istituto Canossiane

Il gattino birichino s’è nascosto nel cestino,
il gattone un po’ buffone s’è tuffato nel bidone,
il micetto poco furbetto s’è buttato nel cassonetto,
il bel gatto un poco matto se n’è andato a far baratto,
ha scambiato le frittate, le insalate, le patate,
le ha frullate in un tazzone ed ha fatto un minestrone,
poi ha aggiunto pane e brace, così il minestrone piace.
Lo porta in tavola, ha già apparecchiato, ma il piatto s’è rovesciato,
quindi con molta cura, asciuga bene la mistura.
Poi vorrebbe ripreparare, ma quel cibo è andato a male,
vuole andarlo a ricomprare, ma non ricorda dove andare,
ecco arriva il suo padrone che è arrabbiato col micione,
dice: «Gatto non hai preparato, perché il mio cibo non è versato!».
Prova il gatto a discolparsi: «Non ne ho colpa, è stato lui a rovesciarsi!».
Il padron non sente ragioni, ma il gatton gli fa due occhioni,
dice: «Scusa, sarò più bravo». Lo guardava il suo padrone,
che però è di buon cuore e si fa passare il malumore;
prende farina e marmellata, per fare una torta prelibata,
poi la mangia col gattino e gli dice: «Birichino».

UN’ISOLA FANTASTICA
un testo di BENEDETTA MONTINI
Classe IIIA – Insegnante LUISA SOTTINI
Scuola Secondaria Audiofonetica “G. Bonoris” – Istituto Canossiane

C’era una volta una ragazza di nome Martina che viveva a Capri. Martina era alta e magra. Aveva gli occhi verdi e i capelli rossi. Era anche molto coraggiosa. Le piaceva molto la sua isoletta perché faceva quasi sempre molto caldo, poteva fare il bagno quasi tutto l’anno ed era veramente colorata e vivace.
Era estate, precisamente l’8 agosto, Martina e la sua famiglia decisero di fare una gita in barca e nuotare un po’ nel golfo vicino alla loro casetta. L’acqua era cristallina di un azzurro molto intenso. Salirono sulla barca, ancorata al piccolo porto, e remarono fino al golfo poco distante da esso. Martina si tuffò dalla barca, iniziò a nuotare e, immergendosi nell’acqua, scorse una fessura nella roccia da dove proveniva una luce molto intensa. Risalì per prendere fiato e si immerse nuovamente per entrare nella piccola fessura. Riemerse dall’altra parte e si trovò all’interno di una grotta illuminata da una luce che sembrava non avere una provenienza. L’acqua era ancora più azzurra di un colore bellissimo, all’improvviso sentì una voce stupenda cantare, alzò lo sguardo e vide una ragazza all’apparenza normalissima, poi abbassò lo sguardo sulle sue gambe ma vide al loro posto una coda da sirena di un blu profondo. Martina cercò di avvicinarsi ma qualcosa non andava non riusciva a nuotare… guardò le sue gambe e si accorse che al loro posto anche lei aveva una coda da sirena viola e rosa. Non ci poteva credere!
La ragazza si presentò, si chiamava Beatrice. Martina chiese spiegazioni sul perché le fosse cresciuta la coda. Ella le spiegò che chiunque entrava nella fessura, prendeva le sembianze di una sirena, ma solo poche persone, le persone speciali potevano trovare questo passaggio segreto.
Le ragazze fecero conoscenza. Martina si abituò ad avere la coda e trascorse molto tempo con Beatrice. Pensò ai suoi genitori che sarebbero stati molto preoccupati di non vederla tornare così salutò Beatrice e uscì. Risalita in barca scoprì che nulla era cambiato, le sue gambe erano lì, le aveva ancora. Decise di non dire nulla ai suoi genitori e tenne tutto per sé.
Il giorno seguente Martina tornò nella fessura come il giorno dopo e quello dopo ancora.
Si era fatta una nuova amica e aveva trovato un motivo in più per amare la sua fantastica isola!